Enogastronomia, cultura e prezzi: così il Friuli Venezia Giulia attrae i turisti
foto da Quotidiani locali
I turisti che scelgono una vacanza in Friuli Venezia Giulia spendono per l’alloggio un po’ meno rispetto alla media nazionale (67 euro a fronte di 71), ma recuperano abbondantemente con le altre spese effettuate sul territorio, che sono più alte di un terzo rispetto alla media italiana (92 euro a fronte di 60). Quattro su dieci viaggiano in coppia e senza bambini a seguito e sono giovani tra i 30 e i 40 anni.
Scelgono il Fvg per la ricchezza del patrimonio culturale (il 34,9% rispetto alla media italiana del 31), per l’enogastronomia (il 22,6% rispetto alla media italiana del 13,5%), per il mare (il 24% rispetto alla media nazionale del 18,8%) e per il rapporto qualità prezzo (il 17% rispetto al dato nazionale dell’8,5). Tra le attività predilette le gite ed escursioni, le degustazioni di prodotti enogastronomici, lo sport, la visita a musei e mostre e lo shopping.
Sono alcuni dei dati presentati ieri nella sede della Camera di Commercio della Venezia Giulia dall’Istituto nazionale ricerche turistiche (Isnart) in occasione della terza giornata nazionale del turismo delle Camere di Commercio. «I dati ricavati tramite l’Osservatorio camerale sul Turismo, che presentiamo con Isnart, sono strumenti preziosi per gli operatori di settore – è il commento di Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia –: ricordo che come Cciaa Vg mettiamo a disposizione la piattaforma Stendhal, da cui sono tratti, per l’analisi dei dati e dei punti di forza e debolezza in un’ottica di co-progettazione delle strategie di sviluppo turistico».
Nello specifico ieri, oltre ai dati relativi al turismo in Fvg, che raccontano anche della crescita degli Air Bnb sul territorio (nel 2023 sono state quasi 189 mila le prenotazioni di questo tipo di alloggi in regione, con un +17% rispetto al 2022), sono stati presentati anche due focus specifici su una destinazione turistica montana in fase di sviluppo, le Dolomiti Friulane, e su una destinazione costiera turistica ben consolidata, Grado e il suo hinterland.
Due territori decisamente diversi, ma con almeno due criticità comuni, legate ai temi delle infrastrutture, che risultano però una criticità anche a livello nazionale, e della scarsa presenza di prodotti locali nella ristorazione. Nel caso delle Dolomiti Friulane, che nel 2023 hanno fatto registrare quasi 80 mila turisti, di cui il 9% stranieri, la destinazione risulta ancora difficilmente raggiungibile e fruibile appieno dai visitatori: solo un comune su 10 è dotato di una stazione ferroviaria, mentre va molto meglio sul fronte delle infrastrutture digitali, con il 90% dei comuni coperti dalla fibra. E c’è ancora una scarsa penetrazione dei prodotti locali nei menù di hotel e ristoranti: su questo fronte ci sono ampi margini di miglioramento, così come più in generale nei servizi.
Per Grado invece, che nel 2023 ha registrato 1,4 milioni di presenze (il 9,4% in più rispetto al 2022) e che si contraddistingue per un turismo prettamente straniero (il 79,4% del totale), il problema infrastrutturale è in parte sanato dal recente sviluppo di Trieste Airport, con l’aumento dei voli e delle destinazioni. Ma non esiste un servizio strutturato di navette per coprire i 20 km che separano la destinazione, che non è dotata né di stazione né di uscita autostradale, dall’aeroporto. E anche qui nonostante i ristoranti godano di un ottimo posizionamento, forse soffrono di un’eccessiva standardizzazione che concede troppo poco spazio ai prodotti locali. Preoccupa inoltre, soprattutto per le Dolomiti Friulane, l’andamento demografico (il 29% della popolazione è over 65) e lo spopolamento dei piccoli comuni, che ha portato la popolazione a calare del 15% in 20 anni.