Bimba di tre mesi morta di botte e stenti a Garlasco: l’autopsia accusa i genitori
La coppia a processo. All’inizio si ipotizzò un caso di decesso “in culla” ma dagli esami emersero fratture costali. I periti: «Lesioni non accidentali»
GARLASCO. Era stata la stessa madre a chiamare l’ambulanza e sul momento ai medici quella tragedia sembrò un caso di “morte in culla”. Un evento quindi senza spiegazioni né responsabilità, per quanto drammatico. L’autopsia, però, fece nascere dei dubbi, che hanno portato la procura ad approfondire. La piccola, quasi tre mesi di vita, aveva infatti diverse fratture, anche se sul corpicino (che comunque presentava tracce di un importante deperimento e calo di peso) non c’erano segni evidenti di violenze.
Ora i genitori, due 30enni di Garlasco, devono difendersi dall’accusa di avere provocato quella morte come conseguenza di un altro reato (i maltrattamenti), una ipotesi prevista dall’articolo 586 del codice penale.
La pm Giuliana Rizza ha chiesto il processo per entrambi e la difesa (sostenuta dall’avvocata Elena Callegari) ha chiesto di poter accedere al rito abbreviato. La giudice Maria Cristina Lapi ha disposto una perizia super partes: i consulenti sono stati sentiti pochi giorni fa.
L’inutile corsa all’ospedale
La vicenda risale alla mattina del 28 novembre 2021. Quel giorno la mamma della piccola chiama l’ambulanza, spiegando di avere trovato nella culla sua figlia cianotica e con respiro affannoso. Gli operatori del 118 intervengono e trovano una situazione disperata.
La bambina viene rianimata ma muore poco dopo l’arrivo in ospedale, al San Matteo. Si ipotizza un caso di “Sids”, la sindrome della morte improvvisa dell’infante che colpisce soprattutto bambini tra un mese e un anno di vita. Sul corpicino della lattante viene comunque disposta l’autopsia, proprio per approfondire il caso. L’esame, eseguito dalla medica legale Yao Chen, porta alla luce lesioni profonde che in superficie non erano evidenti.
La bambina aveva diverse fratture costali e in altre parti del corpo. Fratture riportate in tempi diversi, nonostante i suoi appena tre mesi di vita.
Una frattura il mese prima
Il risultato dell’autopsia spinge la procura verso altri accertamenti. Vengono sentiti anche i familiari e approfondito il contesto in cui la piccola ha vissuto dalla nascita. In casa, secondo quanto ricostruito, insieme ai genitori c’erano anche i nonni paterni. Nessuno dei familiari, però, riferisce dettagli utili alle indagini. Nessuno parla di violenze. Dalla storia della bambina, però, emerge un accesso al pronto soccorso, appena un mese prima, per una gamba rotta. Inoltre la crescita della piccola non è stata lineare: qualche settimana prima della tragedia era andata incontro a un calo di peso importante per una lattante, di circa quattrocento grammi.
I periti
Il quadro degli accertamenti basta alla procura per chiedere il rinvio a giudizio per i genitori della bambina. I due hanno anche un’altra figlia, di tre anni e mezzo, che viene allontanata dalla famiglia: per lei è nominato un curatore speciale, l’avvocata Francesca Vaccina, che è anche la legale di parte civile nel processo. Si sono costituti, con l’avvocata Laura De Rui, anche la nonna e gli zii della piccola. I periti, sentiti in udienza, hanno ricondotto il calo ponderale a un problema di parassiti, ma hanno confermato la natura delle lesioni, secondo gli esperti non di tipo accidentale. —