Dalle aziende alla viticoltura tutte le esperienze dell’agrotecnico Alessandro Vicari
foto da Quotidiani locali
CUORGNÈ. Per fare l’agrotecnico servono passione, dedizione e formazione continua. Tutte caratteristiche che ad Alessandro Vicari, 23 anni, di Cuorgnè, non mancano e che gli hanno permesso in pochi anni di affermarsi sul territorio come un punto di riferimento per la propria professione.
Da dove nasce questa vocazione per l’agricoltura?
«In famiglia non abbiamo un passato agricolo, è venuta a me l’idea. Fin da piccolo mi sono avvicinato al mondo degli animali e della campagna, praticavo equitazione e sono arrivato a fare concorsi di livello nazionale e internazionale. Quando è stata l’ora di scegliere le scuole superiori ho scelto l’Ubertini di Caluso a indirizzo agrario. Inizialmente volevo fare l’imprenditore agricolo. Ho scelto una scuola professionale e l’Ubertini mi ha permesso di avere un’ottima preparazione. Verso la fine delle scuole superiori ho partecipato a un open day: qui l’ordine degli agrotecnici presentava l’attività e ne sono rimasto colpito. Così nel 2020, dopo il diploma, ho sostenuto l’esame di Stato e conseguito l’abilitazione e l’iscrizione all’ordine degli agrotecnici di Torino e Aosta».
Quale è stato il suo primo lavoro in questo settore e come si è sviluppata, poi, la sua professione?
«Ho cominciato facendo assistenza tecnica per un’azienda vitivinicola di Valperga. Mi occupavo della gestione dei vigneti, del processo di vinificazione e della cantina. Mi sono specializzato, così, nel settore vitivinicolo, anche se ci tengo a sottolineare come la mia, ma in generale la professione dell’agrotecnico, abbia una formazione a 360° sull’agricoltura, multidisciplinare. Ho continuato a lavorare come consulente per molte aziende vitivinicole canavesane e della zona di Alba. In Canavese seguo anche delle aziende che producono frutta. Ad Alba collaboro anche con un’azienda che fa attività di sperimentazione nel campo della viticoltura e mi occupo di formazione, nel mio settore, a livello regionale».
E poi c’è l’impegno nell’Ordine degli agrotecnici: nonostante la giovane età è già un importante incarico professionale. Come ci è arrivato? «Nel 2020, quando mi sono iscritto, c’è stata fin da subito una grande sinergia con il presidente Giovanni Contona. Quando è stato rinnovato il consiglio, nel 2022, mi è stato chiesto di candidarmi come consigliere. Sono stato eletto e tra i consiglieri mi è stato conferito l’incarico di segretario interprovinciale del collegio degli agrotecnici di Piemonte e Valle d’Aosta».
Qual è la parte più bella e interessante del suo lavoro?
«Si tratta di un lavoro molto dinamico e al passo con i tempi. La figura dell’agrotecnico, come consulente delle imprese agricole e zootecniche, sta diventando sempre più centrale nel settore. Oggi, infatti, ancor più del passato, non è pensabile continuare a gestire le imprese agricole come si faceva una o due generazioni prima delle nostre. Serve una maggiore preparazione tecnica. L’agrotecnico offre quella consulenza e quella preparazione necessarie e mi piace la multidisciplinarietà della mia professione, così come stare a fianco degli imprenditori e fornire loro le competenze tecniche necessarie per le colture e per i processi di trasformazione che seguono al raccolto. Inoltre, ci occupiamo anche di rimanere aggiornati con tutta quella che è la normativa e la burocrazia regionale, nazionale ed europea». —
Parlando di Europa, alla luce della recente mobilitazione del mondo agricolo, cosa ne pensa delle politiche europee in questo settore?
«I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, ma non solo, sono in atto molti mutamenti e sarebbe impensabile non cercare di governare questo processo. Nel farlo, però, bisognerebbe coinvolgere di più chi lavora nel settore e non imporre regole calate dall’alto. Bisognerebbe aggiornarsi e crescere assieme, con incentivi ad associazioni, imprese, lavoratori e professionisti. Non bisogna creare regole che sconvolgono il lavoro e la vita degli agricoltori e poi lasciarli soli. Sono d’accordo con la sostenibilità ambientale, l’agricoltura è e può essere sostenibile per l’ambiente, ma deve essere anche sostenibile economicamente per i lavoratori e le loro famiglie».
Non c’è soltanto l’impegno professionale: cosa fa e cosa vorrebbe fare in futuro?
«Sono vicepresidente dell’associazione Canaveis, che si occupa di promozione del territorio. Ho organizzato eventi enogastronomici perché credo che la cultura e la qualità del cibo e dei vini del Canavese siano il nostro punto di forza. In futuro vorrei collaborare con altre figure professionali del settore e diventare sempre più il punto di riferimento per le imprese della zona». —