Il Ministro italiano che confonde la pornografia con la prostituzione
Matteo Salvini, ospite di Francesca Fagnani a Belve, fa un discorso senza capo né coda sulla regolamentazione e la tassazione del "settore"
L'articolo Il Ministro italiano che confonde la pornografia con la prostituzione proviene da Giornalettismo.
In un’epoca storica in cui si sta parlando, giustamente, di una regolamentazione per quel che riguarda l’accesso ai contenuti riservati a un pubblico adulto, sarebbe necessario non confondere le acque. E invece succede che un Ministro della Repubblica italiana – con tanto di etichetta di vice-premier (anche se questa figura non è prevista dalla Costituzione) – vada in televisione per partecipare a un’intervista e si lasci andare nel più banale cliché dell’equiparazione tra la pornografia e la prostituzione. Due mondi che hanno un unico punto di contatto, quello legato agli aspetti sessuali. Eppure Matteo Salvini a “Belve”, la trasmissione condotta da Francesca Fagnani su RaiDue, riesce nell’impresa di mettere tutto sullo stesso livello.
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Nel classico mood che contraddistingue il programma, la conduttrice domanda al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti un commento su una vecchia dichiarazione social fatta dalla pornostar Valentina Nappi. Lui glissa, parla di Rocco Siffredi e della serie Netflix uscita di recente, per poi parlare – rispondendo a domanda – del suo rapporto con la pornografia:
«Ai miei tempi era più difficile. Adesso sul telefonino, ahimè, è ancor più esorbitante. Ai miei tempi c’erano ancora i giornalini, quindi ci si vergognava quando si andava in edicola. Penso che nell’educazione sessuale di tutti ci sia stato quel passaggio lì».
Fino a qui si tratta di uno spaccato di realtà. Un tempo, infatti, i contenuti per adulti esistevano – perlopiù – in formato cartaceo.
Salvini a “Belve” confonde il porno con la prostituzione
Poi, però, nel prosieguo della sua replica ecco che Salvini a “Belve” (video disponibile su RaiPlay, a partire da 1H, 36m e 40”) cade nel più classico dei cliché. Il paragone tra mondo della pornografia e prostituzione.
«Anzi, io dal punto di vista del lavoro sarei assolutamente a favore della regolamentazione, del riconoscimento e della tassazione anche di quella prestazione professionale».
Ma di cosa sta parlando il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti? Il settore dell’intrattenimento per gli adulti è regolamentato già. Soprattutto per quel che riguarda i contratti tra gli attori che prendono parte alle scene. Al netto dell’amatorialità (con soluzioni, più o meno recenti, che prevedono il consenso firmato da parte di tutti i protagonisti di un contenuto), le produzioni sono gestite da grandi player del mondo della pornografia. Dunque, accordi – anche economici – tra le parti e regolare tassazione per la prestazione lavorativa. Salvini a Belve, dunque, si confonde con altro. Altro che viene sottolineato dalla conduttrice: «Ma lei parla del porno o della prostituzione». E il Segretario della Lega risponde come se nulla fosse: «Della prostituzione». Sottolineando che nella sua idea ci troviamo nello «stesso campo».
Una confusione paradossale tra due mondi che partono da presupposti completamente diversi. Proprio questo caos ci aiuta a introdurre il monografico di oggi in cui Giornalettismo analizzerà ciò che l’Italia sta provando a mettere in campo per regolamentare l’accesso ai siti che ospitano contenuti riservati a un pubblico adulto. Si parla di strumenti per l’age verification attraverso – probabilmente – la verifica della carta d’identità. È in corso una consultazione pubblica, avviata dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), che dovrebbe portare a una soluzione. Anche se tutto ciò – anche per questioni di sicurezza informatica – potrebbe trasformarsi in un boomerang.
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