Fine vita, il Friuli Venezia Giulia dice no alla legge sul suicidio assistito
La Terza Commissione del Consiglio regionale, competente in materia di Sanità, ha bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare “Liberi subito” dell’associazione Luca Coscioni
TRIESTE Il Friuli Venezia Giulia, alla fine, ha detto no a una regolamentazione propria sul suicidio medicalmente assistito. La Terza Commissione del Consiglio regionale, competente in materia di Sanità, ha bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare “Liberi subito” dell’associazione Luca Coscioni per «procedure e tempi certi» nell’applicazione della sentenza 242 del 2019 della Corte costituzionale in tema di fine vita.
Centrodestra compatto
L’esame del testo sostenuto dalle firme di oltre ottomila cittadini non passa nessuno dei sei articoli complessivi che richiedevano la maggioranza assoluta.
Il voto è vinto da un centrodestra compatto e vicino alla scetticismo più volte espresso dal governatore Massimiliano Fedriga sulla possibilità della Regione di decidere in un ambito così «intimo» e «delicato», o forse troppo «alto» laddove il tema in queste settimane fatica a farsi strada finanche sui banchi del Senato nonostante il richiamo del presidente della Consulta Antonio Barbera, e pertanto «non legiferare in materia - aveva dichiarato Fedriga - è una scelta politica, condivisibile».
Le parole dell’assessore
«Rispetto delle opinioni diverse», ha detto verso la fine delle tre ore di acceso dibattito l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi, quando l’esito appariva ormai più che scontato. In piazza Oberdan si conferma così una posizione diametralmente opposta a quella più laica di Luca Zaia, la cui apertura sul fine vita non è comunque bastata a far passare un’analoga legge già bloccata nel vicino Veneto.
I tentativi dell’opposizione
Fino all’ultimo l’opposizione ha tentato di convincere della necessità di una norma regionale che evitasse a malati come Anna a Trieste, Federico Carboni nelle Marche e Laura Santi in Umbria di rimanere in balia delle tempistiche delle Aziende sanitarie. Ma alla fine ha vinto il no.
Il centrosinistra con Enrico Bullian (Patto-Civica) intende appellarsi a tutti gli strumenti normativi rimasti a disposizione e ritentare la discussione in Consiglio regionale per «garantire risposte a chi attraversa sofferenze intollerabili». L’associazione Coscioni per voce della referente locale Raffaella Barbieri promette che «continueremo con la disobbedienza civile», per sostenere chi anche domani vorrà esercitare «il proprio diritto a morire».
RIPRODUZIONE RISERVATA