Non vaccinati 2mila prof e bidelli. Pavia peggio della media regionale

PAVIA. Il 20% del personale scolastico della provincia di Pavia non è ancora vaccinato contro il Covid. Sono 2.000 le persone che insegnano, o esercitano funzioni tecnico-amministrative nelle scuole pavesi, che il vaccino non l’hanno ancora visto. O hanno preferito non vederlo. Un dato importante se si considera che in Regione la media dei non immunizzati è del 10%. A loro è diretto l’appello contenuto nella lettera inviata l’altro giorno dal commissario per l’emergenza Covid, Francesco Figliuolo, ai governatori delle Regioni, che chiede di spingere la campagna delle somministrazioni tra il personale delle scuole anche in «maniera proattiva», con il coinvolgimento dei medici di base. L’obiettivo è quello di intercettare oltre 200mila addetti del comparto, compresi gli amministrativi.

I pavesi vaccinati con due dosi

Considerando una platea complessiva di 11.200 operatori, sono 8.700 gli insegnanti e Ata (amministrativi) pavesi vaccinati con due dosi (dati del 7 luglio), mentre complessivamente, quindi compreso chi ha fatto anche solo la prima dose, le persone interessate sono 9.229. In totale le somministrazioni fatte fino ad ora al personale scolastico di Pavia e provincia sono 17.939, delle quali 11.579 a donne e 6.350 a uomini. Il 69, 64% ha ricevuto il vaccino Pfizer, il 27,41% AstraZeneca, il 2,89% Moderna e lo 0,05% Johnson &Johnosn.

«È necessario fare il punto della situazione per vedere esattamente quanti operatori scolastici restano da vaccinare – spiega Mara Azzi, direttore generale di Ats Pavia –. Certamente faremo il possibile per vaccinarli tutti, perchè questa è l’unica arma che abbiamo a disposizione per difenderci dal Covid-19».

«Dalla verifica dei dati di questi giorni, a causa della variante Delta che si sta diffondendo in Lombardia, i contagi aumentano, anche se fortunatamente i ricoveri diminuiscono – conclude Azzi –. Ciò significa che con il vaccino la copertura c’è. Quindi faremo il punto della situazione e vedremo come muoverci. L’anno scorso avevamo scelto di introdurre i test sierologici prima dell’inizio delle lezioni, e probabilmente adotteremo di nuovo questa soluzione. Organizzeremo iniziative per mettere la scuola in sicurezza e far trascorrere un anno scolastico normale ai ragazzi, che già sono stati costretti a ridimensionare le aspettative e modificare le loro abitudini».

Vaccini a singhiozzo

Le vaccinazioni a professori e bidelli in questi ultimi mesi è stata altalenante: al centro di uno “stop and go” che non era dovuto agli interessati e che inevitabilmente ha frenato la corsa verso l’obbiettivo di immunizzare il numero più alto possibile di operatori.

Lo stop alle somministrazioni sul personale scolastico lombardo, compreso quello già prenotato per il richiamo, era stato deciso il 13 aprile scorso mettendo in anticamera un buon numero di insegnanti, bidelli e amministrativi che non avevano potuto vaccinarsi, com’era invece avvenuto per i loro colleghi. La decisione era scattata in seguito all’ordinanza del generale Figliuolo che considerava categorie prioritarie gli over 80, 70 e 60 e i fragili. Così il criterio dell’età era prevalso su quello delle categorie precedentemente indicate dal ministero della Salute, che pure erano rimaste in lista. Uno sprone a «procedere con la massima celerità a vaccinare coloro i quali, dalle evidenze scientifiche ad oggi disponibili, risultano più vulnerabili qualora infettati dal virus Sars-Cov-2», era scritto nell’ordinanza del generale.

Prof e bidelli pavesi bloccati avevano potuto riprendere le vaccinazioni solo a maggio.