Quando Voghera era una città industriale: le aziende e gli imprenditori dal ’700 al 1945 nel libro di Guderzo, Magnani e Calvi
«Un’altra Voghera» ricostruisce la storia economica della città nei due secoli compresi tra la metà del Settecento e il 1945, momenti-chiave che segnano, rispettivamente, il passaggio al Piemonte sabaudo e la fine della Seconda guerra mondiale, con tutto quello che ne sarebbe conseguito per la capitale dell’Oltrepo in fatto di ricostruzione. Ma fa anche parte del sogno condiviso dai tre autori - rimasto, ahimè, incompiuto - di un “patto” che unisse forze anche politicamente antitetiche a livello nazionale per pilotare quella rinascita nel senso di un sostegno alle attività economiche esistenti e di favorirne di nuove, in un disegno di modernizzazione rispettoso della qualità della vita.
Il libro uscito con Ceo reca le firme di Giulio Guderzo, professore emerito di Storia del Risorgimento, vogherese d’adozione (la famiglia originaria dell’altopiano di Asiago, il padre docente di Lettere al liceo classico Grattoni, di cui il ragazzo Giulio fu studente, per poi laurearsi all’Università di Pavia e diventarne uno degli storici di maggiore spessore e carisma), Umberto Magnani, ragioniere, laurea alla Cattolica di Milano, assessore comunale al bilancio in una giunta Airò degli anni Settanta, docente di Matematica finanziaria dell’ateneo pavese, mancato nel 2007, e di Giuseppe Calvi, detto Pino, studente a Brera, laureato in Architettura al Politecnico di Milano, libero professionista, consulente tecnico dei tribunali di Pavia, Vigevano, Voghera, estensore dei piani regolatori di numerosi comuni lombardi. Tutti accomunati dall’amore per Voghera, sempre coltivato anche quando carriere e vicende personali li avrebbero portati altrove. Un lavoro che nasce da lontano, addirittura dalla tesi di laurea di Guderzo (1953, Voghera e la sua economia nell’Ottocento), a cui sarebbe seguito nel 1971 il pamphlet “Voghera, o cara!”, con introduzione di Antonio Airò e un saggio di Vittorio Emiliani. «Un’autentica miniera di informazioni, dati, notizie – spiega Guderzo – è stata rappresentata dagli archivi: quello storico comunale, e quelli della Cassa di risparmio di Voghera e della Banca Popolare commerciale». Nelle carte, tantissimo, di tutto: i bilanci aziendali, i dati produttivi, il ruolo delle amministrazioni comunali. A risultarne, è il quadro di una città - evidentemente molto diversa da quella odierna, tanto terziario e pendolarismo - ancora, a lungo, tenacecemente abbarbicata al suo dna rurale, ma pervasa da un dinamismo e da un’azione imprenditoriale che si sarebbero definiti nel corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento. Una storia, dunque, delle aziende vogheresi e degli uomini che le hanno create, fino alla terza parte del volume, curata da Calvi e incentrata sullo sviluppo urbanistico. Ai lettori il piacere di seguire il filo rosso del tessuto economico cittadino, dal Cappellificio Berti alla Tessitura Bertollo Carminati, fino alla Birreria Stringa. Tra successi e fallimenti, con il duplice crac della Cassa e della Popolare commerciale a fine anni Venti a cui sarebbero seguiti di lì a poco gli effetti disastrosi del crollo di Wall Street. —