Donna sgozzata in casa a Scaldasole, l’inchiesta è chiusa: «L’ha uccisa l’amico»

La procura contesta l’omicidio volontario all’unico indagato. La vittima aveva 38 anni, movente ancora da precisare

SCALDASOLE. Per la procura non ci sono altre persone, oltre all’unico indagato ancora in carcere, coinvolte nell’omicidio di Scaldasole: Anila Ruci, la donna di 38 anni trovata sgozzata il pomeriggio del 20 aprile dello scorso anno nella sua abitazione di via Piave a Scaldasole, sarebbe quindi stata uccisa da Osman Bilyhu, l’uomo di 30 anni di origini albanesi, come la vittima, che condivideva la casa con la donna. La procura ha chiuso le indagini sul caso.

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Non tutto chiarito

L’avviso di conclusione delle indagini, notificato all’avvocata della difesa Elierta Myftari, non chiarisce però il movente, che resta ancora da approfondire. Secondo quanto ricostruito dalla procura, la donna è morta per un fendente alla gola, inferto con un coltellino da tasca dotato di una lama lunga 7 centimetri e larga poco meno di due centimetri. Un colpo fatale, a cui sono seguite altre coltellate non mortali, sulla parte destra del viso. Un delitto compiuto con un’arma mai trovata. Manca, in questa vicenda, anche la confessione: il 30enne, che aveva parlato di due soggetti entrati in casa la sera del delitto, continua dal carcere a proclamarsi innocente.

Trovata morta

Anila Ruci, che faceva la badante, era stata trovata senza vita sul divano di casa. A dare l’allarme, quel pomeriggio, era stato l’amico con cui la donna conviveva e che lei aveva presentato in paese a tutti come suo fratello. L’uomo aveva parlato di due uomini che erano entrati in casa e avevano ucciso l’amica e ferito lui. L’uomo presentava infatti dei tagli sul corpo.

Gli indizi sul 30enne si basano soprattutto su tre elementi: il ritardo con cui l’uomo ha chiamato i soccorsi (solo al pomeriggio), la natura delle ferite sul corpo dell’indagato (che sono risultate autoinferte) e l’esame di una telecamera in via Piave che non avrebbe ripreso l’ingresso di altre persone nella casa tra la serata del 19 aprile e la mattina del giorno successivo, quando si presume che la 38enne sia stata uccisa.

Sull’orario della morte, va detto, l’autopsia non ha fornito certezze, indicando una fascia oraria piuttosto ampia, tra la sera e la mattina, appunto. «Valuteremo a questo punto se svolgere accertamenti difensivi, anche sulla natura delle ferite che aveva il mio assistito e che non sono state indagate a sufficienza», si limita a dire l’avvocata Myftari. Dopo l’avviso di conclusione delle indagini la procura si prepara a chiedere il rinvio a giudizio. —