Pippo Delbono porta in scena “Amore”: parole, ballo e attori compagni di strada
foto da Quotidiani locali
Le note sono quelle malinconiche del fado, che esplodono in slanci energici attraverso la voce dei cantanti.
Amore – in scena da domani a domenica al teatro Fraschini di Pavia – è un viaggio musicale e lirico attraverso una geografia reale che spazia dal Portogallo a Capo Verde, e una interna, quella delle corde dell’anima che vibrano al minimo colpo della vita. E poi c’è la parola poetica, restituita dal registro caldo di Pippo Delbono, attraverso il suo consueto, ipnotico, salmodiare al microfono. Delbono, autore, attore, regista ligure (nasce a Varazze nel 1959), è uno degli artisti italiani di maggior intensità poetica, amato, riconosciuto e seguito da anni anche all’estero. La sua esperienza teatrale si fonde in un tutt’uno con la sua vita.
Buddhista, cultore del teatro orientale, studi di arte drammatica e danza, nel 1987 fa il primo incontro che segna il suo percorso: conosce Pina Bausch, coreografa e ballerina tedesca, grande innovatrice. La seconda svolta è impressa dalla conoscenza con persone provenienti da quelle che Papa Francesco definisce “periferie esistenziali”. Insieme a loro nasce lo spettacolo di prosa Barboni (1997). In scena Delbono porta Bobò, microcefalo, sordomuto e analfabeta, che ha vissuto 45 anni in un manicomio ad Aversa; Gianluca, con la sindrome di Down; Nelson, clochard filiforme e allampanato.
Della religione che pratica da anni, il Buddhismo, Delbono mutua un precetto: «La compassione è scendere nelle zone più buie e poi risalire con qualcuno». Nelson, Gianluca e prima di loro Bobò sono tra i suoi più fedeli compagni di avventura.
Più che una compagnia, vi siete definiti una comunità vagante.
«Solitudine e diversità trovano nel teatro un punto di comunione», spiega l’autore che sarà sul palco del Fraschini domani alle 20.30 con lo spettacolo di prosa Amore.
I suoi lavori nascono spesso dalla condivisione di esperienze umane, anche di dolore.
«Si, è così. Ho vissuto e attraversato davvero tante esperienze di dolore e anche di amore. Ed è sempre una fatica, ma solo attraversando il dolore si cresce».
Bobò, scomparso a 82 anni nel 2019, ha vissuto con lei, nella sua casa.
«Bobò è stato l’angelo che mi ha cambiato la vita. Da cinque anni non riesco ad accettare questa morte. E’ stato con me quasi trent’anni».
Nella diversità, ha detto lei una volta, c’è bellezza.
«Si, l’incontro con queste persone è bellezza, perché sono vere, autentiche, senza filtri».
Qual’è il messaggio dello spettacolo “Amore”?
«Non sono uno che deve comunicare per forza qualcosa. Ma questo spettacolo presenta una duplice visione dell'amore. Da una parte – e sono i testi a prendere voce – ci mettiamo tutti alla ricerca di quell'amore, cercando di sfuggire alla paura che ci assale. Dall’altra parte il cammino – fatto di musiche, voci, immagini – riesce forse a portarci verso una riconciliazione, in cui quell'amore possa manifestarsi al di là di ogni singola paura». —