Troppi operatori sanitari aggrediti: «Non trattateci come nemici»
foto da Quotidiani locali
PAVIA. Una ricorrenza dedicata a chi rischia la propria vita salvando quella degli altri: oggi è la giornata di prevenzione contro la violenza rivolta agli operatori sanitari: «Il nemico è la malattia, non i dottori» dichiara Claudio Lisi, presidente provinciale dell’ordine dei medici, che prende posizione su un fenomeno che a volte assume i contorni dell’emergenza: «Bisogna sviluppare la cultura della condanna contro tutti gli atti di violenza a scapito dei lavoratori della salute».
Le vittime di aggressione
L’ultimo episodio di violenza risale a febbraio, quando al pronto soccorso del policlinico San Matteo un 32enne è andato in escandescenze, si è scagliato contro un infermiere e poi ha azionato un estintore contro gli altri operatori sanitari. L’intervento delle forze dell’ordine ha scongiurato conseguenze peggiori per quello che non è un caso isolato: secondo i dati Inail, infatti, sono 1.600 i casi di aggressione registrati nel corso del 2022 (ultima rilevazione nazionale disponibile), in buona parte concentrati nelle regioni del Nord con Lombardia ed Emilia Romagna in testa. Nel 70 per cento dei casi le vittime sonno donne, mentre gli infermieri sono una delle categorie più esposte: un caso di violenza su tre riguarda questa categoria professionale. «Le aggressioni lasciano segni tangibili” afferma Matteo Cosi, presidente provinciale dell’ordine delle professioni infermieristiche conta quasi 5mila iscritti in provincia. “Dopo un’aggressione fisica. Il 33 per cento delle vittime è caduto in situazioni di burnout e il 10.8 per cento presenta danni permanenti a livello fisico o psicologico”. Sono i dati raccolti dalla federazione nazionale infermieri, grazie a uno studio condotto da otto università per indagare un fenomeno che potrebbe essere sottostimato: «I casi segnalati sono solo una frazione di quelli non denunciati, che secondo gli studi sono molti di più». Secondo Cosi, sono tre i fronti sui quali lavorare per contenere i casi di aggressività:
Le contromisure
Diverse le iniziative messe in atto negli anni per contrastare il fenomeno: a livello provinciale, la prefettura ha coordinato diversi incontri con gli ordini professionali per garantire più sicurezza nei reparti a rischio (pronto soccorso in primis).
«La sensibilità della Prefettura è molto alta su questo tema, abbiamo verificato un aumento della presenza costante e diffusa della presenza delle forze dell'ordine nei presidi di Pronto Soccorso – aggiunge Cosi – e dopo gli episodi del 2024 il prefetto ci ha ricevuti come ordine degli Infermieri e abbiamo potuto constatare che è in corso la definizione di un progetto di dettaglio sulla prevenzione delle aggressioni. Siamo contrari a fischietti e muri, siamo la professione dell'accoglienza dobbiamo lavorare su quegli aspetti preventivi sul cittadino e sull'operatore, di trattamento dell'evento quando si manifesta e del post evento per gli operatori, solo così si abbattano i muri». Sul fronte nazionale, una legge del 2020 ha istituito un osservatorio sulla sicurezza di chi esercita le attività di cura. “Adesso dobbiamo dare concretezza a questo istituto – conclude Lisi – che comprende al loro interno i vari rappresentanti delle professioni sanitarie». –
Si.P